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Non ti pago il copyright, Simone

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«Non mi importa niente dei bambini del Burchina Faso che muoiono di fame»

 

e a me non frega un cazzo dei banchieri con le mani sporche di letame.

 

«Non ne voglio sapere delle mine antiuomo»,

 

immagino, ahimé!, ora che stai sdraiato all’ombra d’un lumino.

 

«Se si scannassero tutti a vicenda sarei contento»

 

nah!, fidati, avresti meno spazio attorno al tuo, di monumento.

 

«Voglio solo salute, soldi e belle fighe. Giovani belle fighe, è chiaro»,

 

con l’€ in caduta libera ti servirebbe una montagna di danaro.

 

«Che gli appestati restino appestati, i malati siano malati»

 

e i dipendenti di ogni istituzione condividano la sorte dei cassintegrati.

 

«E i bastardi che vivono in un polmone d’acciaio»

 

con cui, magari, adesso condividi il verminaio,

 

«fondano come formaggio in un forno a microonde»

 

vorrei esser nel Walhalla a farti un milione di domande.

 

 

«Voglio bei vestiti, una bella casa e tanta bella figa».

 

La vita trendy – ti ricordo- ti ha trainato via in autolettiga.

 

«Buttiamo gli spastici giù dalle rupi»,

 

in modo che nasca una nuova razza di Ciclopi?

 

«Strappiamo fegato e reni ai figli della strada»

 

e lasciamo arricchire capitalisti avidi come barracuda.

 

«Ma datemi una Mercedes nera con i vetri affumicati»,

 

cazzo, in cambio hai avuto un carro funebre Ducati.

 

 

«Niente piani per la salvaguardia delle risorse energetiche planetarie».

 

Tranquillo, continuiamo a respingere, senza remore, le nostre deleghe accomandatarie.

 

«Vorrei solo scopare quelle belle liceali che sfilano tutti i sabato pomeriggio»

 

(Quali? Le finte pasionarie che lasciano il bmw ben nascosto in un parcheggio?),

 

«con la bandiera della pace. Non ho soldi e la botta è finita»

 

e coi soldi ti sei giocato a poker anche la vita.

 

 

«Ma sono un uomo rapace, per le vacanze pasquali»

 

dopo aver pagato sedici rate di tasse comunali

 

«quindici milioni di italiani andranno in ferie lasciando le loro comode case vuote»

 

Irpef, T.a.r.e.s, Imu, T.a.r.i avranno lasciato baracche ricche di banconote.

 

 

 

«Alla fine non sono razzista»

 

la razza, nei morti, non è oggetto d’intervista,

 

«bianchi, neri, gialli e rossi non mi interessano un granché».

 

e alla fine ho adempiuto al debito d’introdurti in versi un minimo engagé.

 

 

Quando davanti ai miei versi bastardi si solleveranno i gruppi letterari

i redattori di atelier, i democristiani, i versatori in settenari,

e nessuno avrà compreso che ci ha accomunato una gran fragilità

che scrivere questi versi non è indice di offensiva aggressività,

manda a tutti, tutti i mezzi-uomini, un terremoto di scherno

sacerdoti e democratico-cristiani ti hanno collocato in pieno inferno,

o se davvero esiste un Dio che trasformi i suicidi in semi-dei,

mandami una vita intensa e combattiva da dove cazzo sei.

 

     [Qui gli austriaci sono più severi dei Borboni, 2015]

 Ivan Pozzoni - 09/04/2018 13:20:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

La mia riposta a un testo di Simone, mio amico. Pensa che un certo Feis, o Fais, il solito inutile della critica letteraria, dopo avermi menato il torrone su facebook con domande su Simone e i miei testi, scrisse una articolo deforme con un riferimento strano a chi scriveva testi sui testi di scrittori famosi. 1] Simone non era famoso; 2] Mi dispiace: culturalmente e intellettualmente mi sarei mangiato venti Simoni, come Simone stesso riconosceva. Però i feiss della critica sono centinaia...

 Klara Rubino - 09/04/2018 09:29:00 [ leggi altri commenti di Klara Rubino » ]

Naturalmente l’ho trovata PAZZESCA; ma è da assimilare lentamente; c’è davvero molto di astratto e di concreto di vero e di falso di personale e di universale.
Dalle "Lande dei fantasmi" ( rif.alla tua poesia "Spero di incontrarti in una giornata di sole") credo tu dialoghi qui con Simone Cattaneo, ciò chiarirebbe il senso del titolo, con d’amarezza).
Ne esce un ricordo non troppo edificante, eppure emerge anche la nostalgia, il permanente affetto e ce lo spieghi nel finale il perché ed il come di questa apparente contraddizione:
" ci ha accomunato una gran fragilità "; due scelte diverse le vostre però : uno vi si abbandona lasciandosene trasportare; l’altro combatte; uno pensa a sé stesso fino ad annientarsi; l’altro pensa al noi fino a sentirsi cieco circondato da ciechi.
Alla fine la richiesta d’aiuto, testimonianza d’amicizia. P

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